19) Edgar Morin. Di guerra in guerra - Dal 1940 all'Ucraina invasa.
Raffaello Cortina Editore 2023
https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/edgar-morin/di-guerra-in-guerra-9788832855265-3888.html 

Un libro piccolissimo, si legge in una sera. Fate conto che il nonno vi racconti 80 anni di guerre, non da storico, ma da testimone…


Edgar Morin è un filosofo e sociologo francese nato a Parigi nel 1921 (!). È considerato uno dei pensatori più importanti del nostro tempo. (Per altre info su Morin studioso o sulla sua complessa biografia: Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/edgar-morin ; Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Morin).


"Ho scritto questo testo – osserva Edgar Morin – affinché queste lezioni di ottant'anni di storia possano servirci a comprendere l'urgenza di lavorare per la pace ed evitare la peggiore tragedia di una nuova guerra mondiale."


Riporto due passaggi che mi sembrano cruciali per capire cosa manca al dibattito sulla aggressione russa all’Ucraina (Morin parla della Francia, ma si applica anche all’Italia):


La criminalizzazione del popolo nemico (pagg. 33, 40)

  L'isteria di guerra si manifesta soprattutto nello scatenarsi dell'odio, che trasforma il nemico in criminale e invoca responsabilità collettiva, cioè la criminalità collettiva - non solo quella dell'insieme degli eserciti nemici, anche quando si tratta di un crimine individuale o di qualche unità, bensì quella dell'insieme del popolo nemico, giudicato colpevole dei crimini dei suoi dirigenti. [...]  i media francesi danno solo le informazioni di origine ucraina e, perciò, bandiscono ogni contestualizzazione del conflitto [corsivo mio].

  Subiamo una propaganda di guerra che ci fa odiare la Russia, ammirare incondizionatamente tutto ciò che è ucraino e occultare ogni contesto, come quello della guerra ininterrotta dal 2014 fra l'Ucraina e le province russofone irredentiste, così come il ruolo degli Stati Uniti, che comunque un giorno bisognerà esaminare dal punto di vista storico.”

Per la pace (pag.99-100)

  È sorprendente che in una congiuntura così pericolosa, il cui pericolo aumenta continuamente, si levino così poche voci in favore della pace nelle nazioni più esposte, in primo luogo in quelle europee.  (...)
  Recentemente si sono levate alcune voci, (...). Ma esse sono coperte dalla voce tonante dei sostenitori russi e americani del "sino alla fine" (dov'è la fine?). Peggio ancora, l'idea stessa di pace è condannata dai media occidentali come "putiniana" e alla stregua della capitolazione di Monaco. Ora, non si può avere capitolazione se non con un esercito irrimediabilmente vinto, come fu per l'esercito francese nel 1871 e nel 1940. Ma, per quanto concerne la guerra attuale, rimane un relativo equilibrio delle forze, che crea le condizioni oggettive di un compromesso, mentre le condizioni soggettive di odio reciproco vanno nel senso di un'intensificazione e di un aggravamento del conflitto.”